Tutto quello che gli occhi hanno visto ma che il cervello non ha capito...
EPISODIO V
La selezione e la scelta
La selezione e la scelta
Ecco i candidati che erano giunti alla riunione finale, quella decisiva per la scelta e per la buona riuscita di un’intera stagione:
Buso portò Brusco Nunocchio, portiere della squadra di calcetto della Conad. La sua vita inizia in un quartiere abusivo di Siracusa da una famiglia di emigrati clandestini ghanesi. Nel 1993 un uomo dotato di buon senso lo affida a un gruppo di campagnoli residenti a Piazza. Nel febbraio 1992 la cittadina di Piazza indice un assemblea straordinaria per decidere se uccidere il piccolo Brusco oppure venderlo al supermercato. L'assemblea opta per la pena più grande: fu venduto alla Conad il quale lo allenò per giocare come portiere della sua squadra di calcetto, attività principe degli impiegati Conad visto che di lavora’ non se ne parla. E fu così che cominciò la vita del piccolo Nunocchio: condannato all'esilio da Piazza e venduto al mercato per giocare a calcetto la sera e vendere il pesce dopo gli allenamenti.
Buso portò Brusco Nunocchio, portiere della squadra di calcetto della Conad. La sua vita inizia in un quartiere abusivo di Siracusa da una famiglia di emigrati clandestini ghanesi. Nel 1993 un uomo dotato di buon senso lo affida a un gruppo di campagnoli residenti a Piazza. Nel febbraio 1992 la cittadina di Piazza indice un assemblea straordinaria per decidere se uccidere il piccolo Brusco oppure venderlo al supermercato. L'assemblea opta per la pena più grande: fu venduto alla Conad il quale lo allenò per giocare come portiere della sua squadra di calcetto, attività principe degli impiegati Conad visto che di lavora’ non se ne parla. E fu così che cominciò la vita del piccolo Nunocchio: condannato all'esilio da Piazza e venduto al mercato per giocare a calcetto la sera e vendere il pesce dopo gli allenamenti.
Marce portò Saccò Tino, portiere vinto su Bet365: giocando al poker on-line contro il povero Tino Marcello fa un All-in. Saccò è convinto che il suo full di tre donne e 2 regi sia imbattibile e, avendo solo 20 centesimi, punta se stesso. Fu la svolta della sua vita: da quel momento si ritrovo schiavo di Marce. Un full con tre assi e 2 regi che permise al futuro architetto di avere al suo servizio totale il misero fornaio napoletano. Iniziò facendosi tagliare…coi denti, le unghie…dei piedi. Poi la masturbazione mattutina, la pulizia delle narici e la depilazione inguinale. Fino al giorno in cui al mancino del BlackMamba non venne la bellissima idea: un portiere sempre pronto (con porta annessa) per gl’istinti realizzativi del bomber. Ecco che Tino doveva piazzare la porta e parare ogni qual volta Marce diceva “Stop del Campione…”, pronto a parare qualsiasi cosa il malefico padrone avesse voluto calciare. Finchè nei paraggi c’era un pallone poco male. Ma dovette parare anche lattine, zoccoli, sassi, gatti, plastici in legno, boccette di shampoo rinforzante vuote, ghiaccioli, cingomme, cicche di sigaretta….e tanto altro.
Ricca portò Pierce Brosnan. Non chiedetemi perché lo fece…è solo che l’ha scritto sul blog ed io non posso che costatare il fatto. Si presenta con l’attore di 007 e lo descrive come un eroe. Fin da piccolo, Pierce diede prova di essere un abilissimo agente segreto con le palle quadrate, difatti, alla tenera età di 4 anni, riuscì a incastrare il cane "Birillo" facendo credere a sua madre che fosse stato il povero dobermann a fare la pipì sul divano. La soddisfazione fu enorme. Raggiunti i sei anni poi, si iscrisse autonomamente (cioè truccando i documenti) alla scuola per ninja, assassini e agenti segreti dove crebbe insieme ai suoi compagni di classe tra i quali possiamo ricordare McGyver che gli insegnò come costruire un elicottero da un chewing-gum e un bastoncino del gelato. Giunto poi alla soglia dei 18 anni, Pierce venne immediatamente convocato per esigenze lavorative dai servizi segreti americani e dalla sua vecchia vicina la quale aveva un gattino che si era arrampicato su un albero. Capì che la sua vita non era fatta per stare in segreto, lui voleva la popolarità! Si iscrisse dunque a giocare a calcetto nella squadra che prendeva il nome della sua città: l’Ac LionsionfricklustingostringullitRO, squadra in provincia di Ferrara militante in Serie WY. Dopo anni nella sua città aveva bisogno di nuovi stimoli…ed eccolo qua…
Spallino portò Alessandro Bruni, conosciuto qualche anno prima al Legno Rosso, nelle file del Capostrada. Il ragazzo era sempre silenzioso e retto. Forse a causa dei suoi trascorsi nel convento di Giaccherino dove era solito svegliarsi all’alba, vestirsi da gallo per svegliare i monaci, preparare la misera colazione dei monaci (tavolo di 3 metri apparecchiato a buffet), passare la mattina coltivando strane piante con la foglia a stella, cucinare per i monaci, passare il pomeriggio a scrivere in bella copia gli scarabocchi dei Monaci sul Grande Libro Santo, preparare la cena per i monaci, pulire il convento per l’arrivo dei bambini. La sera andava all’allenamento perché lui non era abbastanza religioso per stare con i bambini. Lui era portiere. Si allenava tanto perché un giorno voleva arrivare in alto, nel Candeglia. E c’era quasi riuscito…ma il destino con lui fu beffardo: Candeglia fu conquistata dall’esercito delle Fornaci e rasa al suolo. Il povero Alessandro ci riprovò qualche anno dopo con la prima squadra versiliese dello “Stazione Viareggio”… Peggio della signora Fletcher. Adesso era pronto a ricominciare…ma tutti erano con le mani sui coglioni!
Bacco portò Angiolo Pagliaccio, un deficiente trovato chissà dove…ma sicuramente nei paraggi di Piazza Mazzini. Insigne fancazzista vestito con una tuta celeste da maniaco sessuale, le spalline metallizzate da tamarro, gli occhiali da truzzo e i capelli pettinati con la dinamite, che passa la sua vita a importunare preadolescenti per odorarne le puzze dei calzini e delle ascelle. Nacque all’incirca il giorno della sua nascita a Pistoia ma venne al mondo solo alcuni giorni dopo: eh oh…un deficiente è un deficiente! Si presentò dicendo che era stufo della sua vita: sveglia alle 11 di mattina, pranzo alle 15, merenda alle 17, cena alle 20. Nelle ore che separavano i pasti andava avanti a seghe e playstation. Come Ciccio…ma un po’ di più…di playstation. La notte la passava a giro per Pistoia alla ricerca del Santo Graal: era convinto che Gesù venne a bere alla Vecchia Praga con gli apostoli e il calice rimase sul tavolino perché Giuda lo sostituì nella tracolla con un posacenere appena rubato al cameriere gay durante un bacio omosessuale: traditore. Il Bruni cantò tre volte per ricordare a Gesù del boccale ma lui…..siiii…..era mezzo!
Dany portò un manichino raffigurante Frey con la speranza che potesse essere tesserato: era l’unico modo per poter giocare con uno dei suoi idoli. Al primo tiro partì un braccio ed al secondo la testa. Daniele scappò piangendo e gridando “Brutti e cattivi!” a tutti i componenti della squadra. Fu ritrovato la mattina successiva nella vetrina del Viola Point davanti allo stadio di Firenze: si era addormentato con un ciuccio della Fiorentina in bocca, avvinghiato come un koala con la gamba del manichino di Santana.
Ale portò uno dei suoi cugini calabresi: Pietro Della Morte era nato il 29 Febbraio 1988 a Crotone, città situata tra le montagne della Sila e il mar Ionio (motivo per cui si avverte in città l'odore delle salsicce arrostite in Sila e la puzza di zolfo proveniente dal porto), per questo motivo le temperature variano durante l'anno da -50° C a +50° C. Pietro era il cugino che tutti volevano. Ma non perché era bravo, bensì perché era ricercato sia dalla polizia che da tutte le cosche della ‘ndrangheta calabrese. Alessio infatti ci sottolineò che, se avessimo voluto tesserarlo, aveva già preparato i documenti falsi per il cugino: carta d’identità e patente di guida con nominativo Maddio Santo di Milano. Ineccepibile. Pietro era sempre alquanto accigliato e non infondeva certo tenerezza. Il forte odore di soppressata e sudore non lo aiutava nei rapporti con le altre persone…
Tora portò un sacchetto di cotone, qualche garza e due bocce da un litro di alcool a 90°. Si mise a sedere in un angolo e si medico le ferite giornaliere rimediate al casottino da Adolf Fontana che non lo aveva perdonato per quei 20 pezzi da un centesimo finiti tra le tavole del parquet. Imprendibili, le monete. Prendibili…le cinghiate sulla schiena! Non avendo portato nessun candidato si becca anche due cinghiate dai suoi gioiosi compagni di squadra malgrado Ciccio si fosse offerto per sostituirlo volentieri.
Cavo portò una cassa di Vin Santo del Nonno e un pacchetto di bicchieri di carta. Tutti furono adirati dal suo consueto comportamento strafottente…quando da sotto la tuta tirò fuori anche un pacco di cantuccini di Prato: “Fatevela piglia’ bene ragazzi, offre la Coop”
Tutti: “Che li hai rubati?!?!”
C: “E chi se lo ri’orda, prima son passato dal reparto alcolici…”
T: “Ma…Ale cazzo! La cassa no eh?!?!?”
C: “La cassa è di Vin Santo…”
T: “Si, va bene vai…”
C: “E il portiere?”
T: “All’uscita non c’era nessuno. Però qualcuno in effetti m’ha aperto la porta…”
(Era automatica, come in tutti i supermercati. Ma tutti, nella pena, stettero zitti)
Capo portò un uomo ricoperto di olio. Era l’idraulico della Peppina che aveva appena completato la sua consueta, e quotidiana, pulizia dei tubi dei lavelli del ristorante. Durante il lavoro il Capo attaccò bottone offrendo vino a scrocco e pezzi di pizza con sopra del grasso che sembrava quello “di foca” che si usa sulle scarpe da calcio. Liberato Pollastrone non potè rifiutare ed iniziò a lavorare. Nel dialogo tra i due il Capo scoprì che nel tempo libero Liberato faceva il portiere di calcetto e gli chiese se voleva fare il provino per il BlackMamba. L’idraulico sgranò gli occhi e diventò rosso: ci volle il pronto intervento della Peppina in persona per fargli sputare il pezzo di pizza che si era bloccato in trachea. Quando si fu ripreso sgranò gli occhi e diventò rosso. La Peppina si rifiondò contro il poveretto che però, essendo solo felice ed emozionato per la proposta, rimbalzo la vecchietta al muro con un colpo di Tai Chi aprendole la testa come un porta spiccioli. Nella gioia totale di tutti, idraulico, camerieri ed ereditieri, Liberato accettò e venne. Ora era davanti alla commissione.
Arca portò un suo amico di vecchia data. Il suo nome era Amos Piazzi, parrucchiere di 25 anni che per primo fece conoscere a Matteo la Santa Trinità: Pettine, Spazzola e Phon Santo. L’Arca era quasi innamorato fisicamente dal famoso coiffeur. Di origine francese ma nato a Ronchi, Amos aveva intrapreso la sua attività a soli 14 anni. Studiò nella scuola di Diego della Palma e si fece le ossa su Malgioglio ed Ace Ventura. Divenuto omosessuale pochi mesi dopo, ha subito iniziato a girovagare per l’Italia in cerca del ciuffo da rendere perfetto. Da quando aveva trovato Matteo non era più nomade e, stanziatosi a Pistoia, si sbizzarriva sera e mattina sul bello del BlackMamba. Non faceva il portiere ma l’Arca non poteva perdere l’enorme occasione di avere Amos a disposizione dopo le partite…e così decise di portarlo di sgamo segnalandolo come bravissimo in porta. Nel caso fosse stato preso gli avrebbe chiesto di sposarlo…
Ciccio, visto Amos, cacciò via il ragazzo che aveva portato perché nessuno sarebbe stato più bello del parrucchiere di Ronchi. E volendoci provare…doveva aumentare le probabilità che rimanesse. Per questo il giovane Vincenzo Fiorillo se ne tornò triste verso Genova
Le porte del Circolino Coppini furono chiuse dall’esterno e sigillate (ancora ci chiediamo da chi e se lo chiede anche il Coppa visto che non trova più le chiavi…). Tutti si riunirono in consiglio per la selezione. Dopo qualche ora dalla casa uscì una fumata nera: era Buso. Dopo qualche minuto eccone un’altra: era bianca. Habemus Portierem.
2 commenti:
Prossimo episodio: Il Precampionato
mhuhuhahahaa parrucchiere di Ronchi !
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